In montagna
ti rapirò
“Prima di partire per la montagna abbiamo visto un manifesto e c’era scritto: “In montagna ti rapirò”. Ci ha fatto una certa impressione questo, anche perché sapevamo – o forse l’abbiamo saputo anche dopo – che qualche volta il Signore sottolinea con qualche segno anche esterno le sue cose. Senz’altro in montagna, in certo modo, il Signore ci ha rapiti”
(Chiara Lubich)
La guerra è finita e il mondo intero fa i conti con le sfide della ricostruzione. L’Italia, con il referendum del 2 giugno 1946, sceglie di diventare Repubblica democratica, dotandosi di una Costituzione che fissa principi e le regole fondamentali per far crescere e progredire il Paese. Seguono gli anni del boom economico, di Roma capitale della “dolce vita”così come di un Trentino che è terra di emigrazione, della scoperta della “vergogna d’Italia” rappresentata dai Sassi di Matera e dell’emergere di nuovi stili di vita e di consumo.
Nel 1948 Chiara si trasferisce a Roma. Inizia un periodo intenso, di viaggi e nuovi incontri, in un ambiente molto diverso da quello della sua città natale. Il 17 settembre dello stesso anno, incontra il deputato Igino Giordani. “Ero sicuro – racconta egli stesso – di ascoltare una sentimentale propagandista di qualche utopia assistenziale. E invece non fu assolutamente così. (...) Perciò, di colpo la mia curiosità si svegliò e un fuoco dentro prese a vampare. Quando, dopo mezz’ora, ella ebbe finito di parlare, io ero preso in un’atmosfera incantata: come in un nimbo di luce e di felicità; e avrei desiderato che quella voce continuasse. Era la voce che, senza rendermene conto, avevo atteso. Essa metteva la santità a portata di tutti”.
Igino Giordani (1894-1980) è stato uno scrittore, giornalista e politico italiano. Militò nel Partito Popolare fondato da don Sturzo e lavorò preso la Biblioteca Apostolica Vaticana, coltivando gli studi biblici, patristici e di dottrina sociale, e partecipando alla lotta antifascista. Nel 1946 venne eletto allaAssemblea Costituente e nel 1948 come deputato nelle le della DC. In Parlamento si distinse per l’impegno in favore della pace e della giustizia sociale. Il 17 settembre 1948 a Montecitorio incontrò Chiara Lubich e da quel momento condivise gli ideali dei Focolari. Giordani fu il primo laico sposato a donarsi a Dio nel focolare.
Igino Giordani con alcuni colleghi deputati (1950 ca.).
Il 16 luglio del 1949 Giordani raggiunge Chiara che si trovava per un periodo di riposo nella Valle di Primiero. Un’estate di Luce di cui rimangono diversi scritti che testimoniano la realtà Celeste, personale e comunitaria, da cui sgorga la novità carismatica da cui prende vita una nuova Opera nella Chiesa. Se la vita, orientata dal vangelo, caratterizza i primi tempi del Movimento nascente, il 1949 segna l’inizio di un periodo illuminativo, ma “non si smetteva di vivere, – come racconta Chiara stessa – vivere con intensità, in mezzo ai nostri lavoretti di casa, quella realtà che eravamo, vivendo la Parola di vita”.
Foto di Domenico Salmaso
“Ricordo che in quei giorni la natura mi sembrava tutta avvolta dal sole; già lo era dal lato fisico; ma a me sembrava che un sole più forte la avvolgesse, la inzuppasse, cosicché mi appariva tutta “innamorata”. Vedevo le cose, i fiumi, le piante, i prati, le erbe, fra loro legati da un legame d’amore nel quale ognuno aveva un perché d’amore verso gli altri.”
(Chiara Lubich)
Foto di Domenico Salmaso
“il Verbo, splendore del Padre.”
(Chiara Lubich)
Foto di Domenico Salmaso
“[le cose] erano tutte collegate fra loro dall’amore, tutte – per così dire – l’una dell’altra innamorate. Per cui se il ruscello finiva nel lago era per amore. Se un pino s’ergeva accanto ad un altro era per amore.” (Chiara Lubich)
Quattro testi, scritti tra il 1949 ed il 1958, svelano la spiritualità e la forza vitale più intima di Chiara, la spinta all’impegno sociale e culturale di chi fa proprio il carisma dell’unità, nella sua dimensione laicale, con l’ampiezza di una visione, radicata nel presente, sempre aperta alla realizzazione del Mondo Unito.
Autografo di “Ho un solo sposo sulla terra”, testo fondamentale nella spiritualità
di Chiara, da lei scritto di getto dopo un periodo di illuminazione nell’estate 1949,
in procinto di tornare a Roma per il Movimento nascente.
CHIARA LUBICH ®
20 settembre 1949
Ho un solo sposo sulla terra: Gesù Abbandonato: non ho altro Dio fuori di Lui. In Lui è tutto il Paradiso colla Trinità e tutta la terra coll’Umanità. Perciò il suo è mio e null’altro. E Suo è il Dolore universale e quindi mio. Andrò pel mondo cercandoLo in ogni attimo della mia vita. Ciò che mi fa male è mio. Mio il dolore che mi sora nel presente. Mio il dolore delle anime accanto (è quello il mio Gesù). Mio tuttociò che non è pace, gaudio, bello, amabile, sereno… in una parola: ciò che non è Paradiso. Poiché anch’io ho il mio Paradiso ma è quello nel cuore dello Sposo mio. Non ne conosco altri. Così per gli anni che mi rimangono: assetata di dolori, di angoscie, di disperazioni, di malinconie, di distacchi, di esilio, di abbandoni, di strazi, di… tuttociò che è Lui e Lui è il Peccato, l’Inferno. Così prosciugherò l’acqua della tribolazione in molti cuori vicini e – per la comunione collo Sposo mio onnipotente – lontani. Passerò come Fuoco che consuma ciò che ha da cadere e lascia in piedi solo la Verità. Ma occorre esser come Lui: esser Lui nel momento presente della vita.
Prima pubblicazione del testo “Una città non basta” in «Città Nuova» n. 15-16 del 5-20 agosto 1958, p. 3
CHIARA LUBICH ®
Nella finestra grigia: prima pubblicazione dello scritto “La grande attrattiva del tempo moderno”, in «Città Nuova» n. 22 del 20 novembre 1958, p. 8.
Prima pubblicazione dello scritto “Resurrezione di Roma” di Chiara Lubich – Estratto dal settimanale «La Via» n. 36 (10 ottobre 1949).
CHIARA LUBICH ®
Dopo l’estate di “Luce” vissuta nel 1949, per dieci anni, continuano a trovarsi nella Valle di Primiero, persone di ogni vocazione e ceto sociale, di culture e provenienze diverse. Viene così a comporsi, una città temporanea, che viene chiamata Mariapoli, città di Maria.
“Arrivavano tanti altri a trovarci, sì da formare una piccola cittadella"
© CSC Audiovisivi
Come in un album di famiglia, qui sono raccolte alcune immagini degli anni ’50, panorami, escursioni, momenti semplici delle giornate vissute insieme con le immancabili “commedie”.
I momenti ricreativi serali, in cui non mancavano giochi e canti, erano il momento per raccontare in chiave umoristica piccoli aneddoti di vita quotidiana, incontri particolari, cambiamenti di stile di vita.
A cura di:
Fondazione Museo storico del Trentino
Via Torre d'Augusto
41 38122 TRENTO - Italy
cf/p.iva 02050480223
Centro Chiara Lubich
Via della Madonnella, 10
00040 Rocca di Papa (RM)
+39 06 947 98 221
Luogo:
Piazza di Piedicastello, 38122 Trento (TN)
Orario:
Dall'8 marzo al 18 maggio 2020: CHIUSO.
Da martedì a domenica, ore 9.00-18.00.
Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio.
Aperto durante le altre festività, salvo diversa indicazione.
Ingresso libero.
Informazioni:
Referente: Roberta Tait
tel. +39 0461 230482
info@museostorico.it
rtait@museostorico.it
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Sab., dom.e festivi: 3283807024